Siamo abituati a pensare alle ossa come a qualcosa di statico, solo “strutturale”.
E, soprattutto, siamo abituati a pensare che dopo una certa età avere l’osteoporosi si “normale”, quasi ovvio, soprattutto per una donna.
Beh, le cose non stanno proprio così.
Infatti, le ossa sono un tessuto plastico in costante “movimento”, giorno dopo giorno vengono rimodellate, grazie all’azione di cellule chiamate osteoclasti (che “mangiano” le ossa) e osteoblasti (che le ricostruiscono).
Non solo, ma la loro salute può venire fortemente influenzata dalla nostra alimentazione e dal nostro stile di vita, a partire dall’infanzia e in particolare tra i 10 e i 20-25 anni.
Iniziamo a conoscere l’osteoporosi un po’ più da vicino, prima di parlare – in un prossimo articolo – di come prevenirla e migliorarla con l’alimentazione.
Definizione
L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una diminuzione della densità e della qualità della massa ossea, che porta ad un aumentato numero di fratture.
L’osteoporosi può essere:
- Primitiva (postmenopausale oppure senile);
- Secondaria (causata da un’altra patologia, ad esempio un iperparatiroidismo, o da farmaci, come ad esempio lunghe terapie cortisoniche).
Diagnosi
La densitometria analizza la quantità di minerale osseo (BMD = Bone Mineral Density), responsabile per il 60-80% della resistenza meccanica dell’osso.
Il risultato viene poi paragonato alla media degli adulti sani dello stesso sesso.
L’unità di misura è la “deviazione standard” del picco medio di massa ossea, ovvero il T-score, grazie al quale possiamo capire quanto ci discostiamo dalla media della popolazione e se in senso positivo o negativo (osso più denso della media o meno denso della media).
- Una BMD normale ha un T-score compreso tra +2,5 e -1
- Si parla di osteopenia (anticamera dell’osteoporosi) con un T-score compreso tra -1 e -2,5
- Possiamo parlare di osteoporosi con un T-score inferiore a 2,5
- Infine, si definisce osteoporosi conclamata una situazione con T-score inferiore a 2,5 associato ad una o più fratture da fragilità.
Nota bene: il “rischio di frattura” è condizionato anche da altri fattori, scheletrici (come ad esempio la presenza e la qualità del collagene), ed extra-scheletrici (quantità e tono muscolare, ecc.).
Epidemiologia
Si stima che in Italia soffrano di osteoporosi 3,5 milioni di donne e 1 milione di uomini.
Tra le persone con più di 50 anni, si contano più di 90.000 fratture del femore all’anno e questi pazienti hanno un tasso di mortalità del 15-30% ad un anno di distanza dalla frattura.
Questi dati sono impressionanti, e la cosa triste è che purtroppo il miglior modo per prevenire tutto ciò è agire sul “picco di massa ossea” ovvero il momento della vita in cui l’osso raggiunge la densità maggiore.
Peccato che questo momento sia all’incirca intorno alla seconda decade d’età. Dai 25 anni in poi il metabolismo osseo rallenta, e si inizia (più o meno velocemente) a perdere minerale osseo.
Ecco perché sono così importanti l’alimentazione e lo stile di vita che si hanno fin da giovanissimi.
Fattori di rischio
Le condizioni che aumentano il rischio di fratture per fragilità, sono:
- L’età (con il passare degli anni, l’attività degli osteoclasti aumenta rispetto a quella degli osteoblasti);
- Familiarità o pregresse fratture da fragilità ossea;
- Uso di cortisoni o farmaci a blocco ormonale adiuvante (come nel caso delle donne operate per cancro al seno o degli uomini per cancro alla prostata).
Prevenzione
La prevenzione ha il principale scopo di aumentare il picco di massa ossea, ma tali accorgimenti sono consigliabili anche in persone di età più avanzata, proprio per rallentare la diminuzione della densità minerale.
- Un’alimentazione ricca di calcio;
- Vitamina D, vitamina C e vitamina K;
- Adeguato apporto proteico;
- Stile di vita attivo e attività sportiva;
- Evitare fumo, alcol, droghe.
Approfondiremo ogni singolo punto nel prossimo articolo.
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